Ciò che ci insegna il Martinismo
Il Martinismo ha sempre voluto privilegiare, come Louis-Claude de Saint-Martin stesso insegnava, “l’Interiore che insegna tutto e preserva da tutto” in quanto è “entrando nel cuore del Divino che si fa nello stesso tempo entrare il Divino nel proprio cuore”. L’uomo può quindi accedere direttamente al mondo divino con la meditazione, la devozione ed il servizio al prossimo. E’ in questo che Saint-Martin era un mistico profondo che cercò la propria via verso l’illuminazione e certamente vi pervenne tanto la sue labbra sono piene della Luce e della Saggezza. Benché nobile di nascita, attraversò i terribili eventi della Rivoluzione senza essere infastidito una sola volta, segno questo di una particolare protezione della divina Provvidenza.
Saint-Martin, nostro venerabile Maestro del Passato, voltò ben presto le spalle alle pratiche teurgiche o di magia operativa, ereditate da Martinès de Pasqually chiedendosi come “tutto quel guazzabuglio poteva davvero servire a conoscere Dio”. Per lui era l’esteriore, la via attraverso il potere mentre il Martinismo si è sempre definito come la via cardiaca, la via dell’amore, dell’effusione, dell’ardore del cuore dell’uomo preso dal Divino. Saint-Martin preferì, ancora bambino, la via dell’umiltà, dell’abnegazione e della miseria per essere egli stesso l’uomo del solo Desiderio: penetrare nel mondo divino ed esprimerne la Saggezza. Saint-Martin sarebbe stato egli stesso il modello a cui aspirava. Se Papus dotò il Martinismo di rituali ispirati in parte alle pratiche degli Eletti-Cohen di Martinès, non si tratta per noi che della forma, del guscio esterno, al fine di creare un clima favorevole alla scoperta del fondo come avrebbe detto Jacob Boehme, cioè dell’Interiore.
Per attingere ai riferimenti culturali dell’Ordine fratello, diremo che noi seguiamo nel Martinismo, la via di Zanoni, Maestro del tutto Amore e non quella di Mejnour, il Maestro dei segreti. Andremo quindi nel corso degli studi martinisti, ad aprirci il cuore e non a maneggiare o manipolare dei concetti.
Partiti simbolicamente dallo stato d’esilio portato dalla Caduta, dobbiamo percorrere in tre tappe il cammino che porta alla Reintegrazione: diventiamo gli attori di un dramma rituale che, impadronendosi degli strumenti del Martinismo conoscerà di volta in volta i tre stati dell’Essere. Siamo allora totalmente e non più puntualmente degli agenti attivi della Divinità o del Grande Architetto dell’Universo.
I – Dobbiamo uscire dalla ganga dell’Uomo del Torrente attraverso l’azione su noi stessi.
Quando varchiamo per la prima volta i portali del nostro Ordine, siamo simbolicamente nelle tenebre del caos. Come i prigionieri della caverna di Platone, vediamo muoversi delle forme all’esterno e, prendiamo questo per la Luce mentre non ne percepiamo che un pallido riflesso.
Il colore nero ricorda all’Associato che egli è l’uomo dell’esilio allontanato da Dio: affondato nella ganga della materia, corre dietro alle passioni susseguenti che gli paiono fondamentali per pervenire alla felicità mentre non sono che le sfaccettature molteplici e cangianti dell’illusione. Ma l’ego che è peraltro necessario all’uomo terrestre gli fa credere che è diventato una “luce” quando soltanto il mondo divino è luminoso.
“L’Uomo del Torrente” come diceva Saint-Martin è dominato dalle passioni che lo spingono ad agire. Non si può esprimere la Luce che se il tumulto della vita è smorzato, che se la misura fa parte della personalità profonda, che se l’essere accetta di riflettere, di ripetere le parole del Maestro Interiore. Nel suo mentale foggiato dalla società e dalle sue vite passate, l’uomo si è generalmente talmente allontanato da Dio che il vitello d’oro brilla per lui in tutto il suo splendore. Eppure il vitello d’oro fu vinto dalle corna dell’Ariete che portava Mosè. Allo stesso modo, l’Agnello mistico fu sacrificato ai Pesci e questi oggi non possono opporsi all’ondata continua delle energie riversate dall’Acquario. L’uomo non ha alcun mezzo per opporsi al Piano divino che si svolge in modo inesorabile. Così non è più il tempo di adorare Mammona ma il nostro Padre divino in quanto il cammino della Reintegrazione è là davanti all’Uomo che non è condannato a rimanere nel fondo del baratro.
Al di là dell’uomo-minerale, prigioniero della sua grossolanità, al di là dell’uomo-vegetale ancora radicato nella sua terra, al di là dell’uomo-animale mosso dal suo istinto selvaggio, l’Associato deve superare le pulsioni e le emozioni incontrollate dell’uomo comune a cui mai alcun saggio offrirà delle perle. Sprofondato nel mare lugubre della Mem, quest’uomo ricondurrà tutto al suo ventre, ai suoi appetiti fisici cioè al consumo (“il regno del lago quantità” come diceva René Guenon non è l’”età delle masse”?). Se quest’uomo è più intellettuale, sprofonderà nella sclerosi dei ragionamenti già confezionati, delle idee ricevute e del fanatismo.
“L’Uomo del Torrente” non può elevarsi molto poiché i legami che lo rinserrano nella materia sono ancora troppo potenti. La nostra epoca ha spesso affidato il potere a quella base che i nostri politici corteggiano facendo condurre un gregge di guerci da dei ciechi. Diventando Associato, varcando i portali del nostro Ordine, il neofita ha già ricevuto un immenso privilegio: accedere nel silenzio agli insegnamenti del nostro Ordine in quanto soltanto colui che ascolta veramente può ben sentire, cioè capire. Non bisogna soprattutto in questa classe assumere la forma austera dei nostri insegnamenti per qualcosa di trascurabile e non analizzare il loro valore che con l’intelletto: si rischierebbe di essere molto delusi e di passare a lato di pure meraviglie.
Occorre aiutarsi in questo primo grado della Maschera che è la maschera dell’impersonalità. Occorre cominciare a padroneggiare l’ego. Troppo spesso, come nella caverna, il neofita prende la forma che danza tra le fiamme del fuoco per la Realtà. Ecco perché, per evitare di restare sul fondo dell’antro, occorre che cominci ad agire su se stesso molto più che su gli altri in quanto i suoi impulsi non sono ancora abbastanza puri. Troppe passioni sono ancora presenti. Occorre quindi cominciare ad operare una cernita nelle abitudini psichiche, mentali ed emozionali, cercare di percepire quali errori sono stati fatti per poi intravedere in quale direzione andare. Nel regno della nostra Terra, siamo nel mondo di Assiah, cioè del Fare e dell’Azione. Questa terra è sterile, ha un suolo ingrato: ci porterà future messi se la lavoriamo “col sudore della nostra fronte”.
Infine, conviene anche che il neofita rifletta sul senso della parola “Associato”. L’Associato è colui che è invitato a partecipare ad un lavoro. Decide da sé e nello stesso tempo è stato scelto per diventare un collaboratore di quelli che sono già sulla via dei progressi spirituali. E’ dunque un segno di fiducia l’essere “Associato”, di diventare un compagno della teofania, di quelli che ricercano la Divinità in loro.
E’ dopo due anni di duro lavoro che l’Associato avendo assimilato un barlume degli ideali martinisti sarà chiamato a varcare nuovi portali a custodia del Tempio segreto dell’Iniziazione preparatoria. Questo attraversamento farà di lui, simbolicamente…
II – Un Uomo di Desiderio padroneggiante a poco a poco il mondo della dualità.
Saint-Marin diceva che “non v’è nulla di così corrente come i desideri e di così raro come il Desiderio”. Il Desiderio di cui parla il nostro venerato Maestro non è una pulsione istintiva. E’ un impulso, un’emozione irresistibile partita dal cuore dell’uomo per ritornare nel seno di Dio e far sì che “il cuore di Dio si incontri nell’uomo”. La via cardiaca è una via d’amore esclusivo come ho già detto. Esige che l’Inguine, la fidanzata del Cantico dei Cantici scopra, riconosca il suo Maestro Interiore e si fonda con lui.
E’ la via del Discepolo, dell’allievo che ha domato con le prove che ha imposte a se stesso, le sue passioni. E’ un guerriero, un cavaliere condotto nella sua cerca dalla sua sete di assoluto e che respira a pieni polmoni nel suo petto l’energia di Aleph. Ha proprio bisogno di un supplemento di energia perchè il tempo delle vere prove è davanti a lui. Entrando nel mondo dell’astralità formativa (è il mondo di Yetsirah) o causale (è il mondo di Briah), ha un sentiero pericoloso da percorrere lentamente tanto i soffi gelidi delle alte quote minacciano ad ogni momento di farlo rotolare, lui e la sua cavalcatura, la sua cavalla bianca, nel fondo di questo precipizio.
Infatti, deve riconciliare in sé tutti i livelli dell’Essere per scoprire i mille fuochi della Bellezza. Ma attenzione, ogni energia scoperta deve essere totalmente padroneggiata in quanto ha una duplice polarità: l’uomo che accetta di riconciliare i contrari in lui è in armonia ma questa non è definitiva. Non è il punto di equilibrio momentaneo che prepara la tappa seguente. Ad ogni tappa, il guerriero può girare in tondo nella foresta degli errori…
La Bellezza non può essere raggiunta che “se tutto il piccolo volto di Dio” come dicono i Cabalisti, sia stato percorso: sette forze sono da acquisire dal suo valore e dalla sua intelligenza. Bisogna utilizzare l’energia inesauribile della Bontà e simultaneamente darle una forma costrittiva con il Rigore. Non è che con la Riconciliazione che l’anima umana ha un’opportunità di elevarsi e di prendere coscienza della propria natura. Fortunatamente, il cavaliere, nel suo viaggio, è rivestito del bianco mantello degli Iniziati che lo proteggerà in ogni circostanza se sa ricoprirsene ed avvolgervisi interamente. Questo mantello, i Martinisti ben lo conoscono. E’ lo strumento di colui che è nella cerca dell’Ideale e che è pronto ad affrontare tutti i pericoli.
Partito dal regno terrestre, l’Uomo di Desiderio perviene alla base del mondo astrale per scoprire che la Vittoria non porta la Gloria che andando oltre la soddisfazione dei semplici desideri. Allora la Bellezza potrà essere intravista ma non potrà essere conquistata e conosciuta che con la conoscenza orale, diffusa da Maestri benevoli e dal rispetto assoluto della Legge Scritta. Ma dovrà anche discernere che la Forza deve accompagnarsi alla Dolcezza se vuole perfettamente servire.
Allora, alla settima stazione, il Cavaliere, diventato un Principe ardente, entra nella Camera della Bellezza, sotto il bel sole di mezzogiorno, il suo cuore è totalmente infiammato poiché ha riconciliato ciò che era separato. I diversi elementi sparsi del corpo di Osiride sono stati ritrovati ed Iside, la grande Sacerdotessa, si trova davanti a lui. Come nel Cantico dei Cantici, dice dolcemente:
“Una voce!… Il mio diletto! Ecco che viene, travalicando i monti, balzando su per i colli. Somiglia il mio diletto ad una gazzella, ad agile cerbiatto… Eccolo, è qui dietro la nostra cinta, guarda fra le aperture, spia dalle inferriate. Parla il diletto e dice: levati, amata mia, o bella mia, deh, vieni! Perché, ecco, l’inverno è ormai passato, la pioggia non cade più e se n’è andata. I fiori sono apparsi sulla terra, è giunto il tempo della potatura, già si sente la voce della tortora…… Levati verso te stessa, amata mia, o bella mia, e va verso te stessa”.
Così, il guerriero ha interamente letto le pagine del Libro della Natura e del Libro dell’Uomo. Si è abbastanza purificato perché la Divinità entri in lui poiché il suo tempio interiore è stato interamente restaurato: sette piccole lampade brillano in lui. La perfezione umana è stata raggiunta e la Caduta è stata cancellata. Il Giardino dell’Eden è stato ritrovato e l’Albero della Vita interamente riscoperto. L’Uomo-Adamo è riconciliato con la sua Eva. L’androgino originale, l’Adam-Kadmon è là in tutta la sua potenza e la sua bellezza.
Ma la cerca non si ferma qui, poiché l’uomo non può come certe gerarchie restare nella contemplazione. La luminosità dei tre grandi luminari del Grande Volto divino è sufficientemente consistente perché il Desiderio si affermi ancora.
III – Gli occorre diventare un Superiore Incognito che esprime il Pensiero e la Volontà di Dio.
In questo cielo così puro, in seno ad Aziluth, non c’è più lotta contro gli aspetti contraddittori della natura umana poiché l’uomo ha padroneggiato le sue energie inferiori ed ha percorso tutte le opposizioni della vita.
Armato ormai della Saggezza e dell’Intelligenza, egli può aspirare alla Corona dei Grandi Servitori. Nella Luce totalmente bianca della Conoscenza, la Shin si è impressa nella sua testa, lo Spirito è disceso in lui. La sua coscienza si è fusa nell’infinito cosmico ed ascolta il divino spartito della musica degli Arcangeli. E’ nato un figlio spirituale di Dio che evolve in seno ai grandi Archetipi organizzatori della Creazione nel sublime Empireo. La fonte diffonde in lui, continuamente, i più alti insegnamenti.
Tutto è consumato: egli ha aperto, ha letto, ha assimilato ed ha chiuso i due libri dell’Uomo e della Natura. E’ diventato l’Uomo dal Puro Spirito che ha reintegrato Ieshuah in lui e che ha preso il suo posto nella Gerusalemme Celeste. Questo figlio dell’Uomo percepisce il Bene Supremo al di sopra della Bellezza. Ormai cinto dal Cordone d’Oro che collega tutti gli Iniziati a Dio, si identifica totalmente alla Volontà di Dio e serve da strumento alla Provvidenza. E’ veramente diventato un agente della divinità in quanto egli “serve a Dio” come diceva Saint-Martin. E’ quanto esprime il Cristo nel giardino di Getsemani: “Padre, che la tua Volontà sia fatta e non la mia” (Luca 22,42).
Allora, inviato di Dio, può ritornare presso gli uomini suoi fratelli, nella Saggezza, Forza e Magnificenza del Grande Architetto dell’Universo in quanto i tre luminari illuminano la Shekinah del suo Tempio Interiore. Le sette stazioni sono altrettanto illuminate in quanto sono state percorse, assimilate. Colmo della presenza divina, l’Uomo ha infine ricevuto, in piena coscienza, la sua missione. Per lui, ogni sogno sarà profetico, per lui nessuna fatica, nessun tempo per percorrere in un istante la scala infinita separante il Regno dalla Corona, per lui, nessun riferimento ai Maestri del Passato poiché è diventato egli stesso un Maestro del Mondo futuro dove tutto sarà compiuto.
Diventato un Saggio, può accedere al governo spirituale degli Uomini per istruirli.
Questa rappresenta una delle concezioni umane del martinismo.
Un Martinista in cammino…